Scopriamo insieme il ‘Fume Event’, l’aria maleodorante che svela segreti turbolenti prima ancora che l’aereo prenda il volo.
Nelle avventure tra le nuvole, c’è un mistero avvolto nella brezza aerea: l‘aria che riempie le cabine degli aerei potrebbe celare un pericolo sottostimato? Mentre l’industria aeronautica e le istituzioni di regolamentazione continuano a smentire qualsiasi problema legato all’aria di volo, emergono testimonianze inquietanti che gettano ombre sull’etere cristallino che respiriamo durante i nostri spostamenti attraverso il cielo.
Immergiamoci in un caso emblematico: Matt Bass, membro dell’equipaggio di British Airways, scompare nel nulla dopo un volo da Accra a Londra nel 2014. L‘autopsia rivela un avvelenamento da organofosfati, una delle sfaccettature oscure della temuta sindrome aerotossica. Tuttavia, la tragedia di Bass è solo la punta di un iceberg che si estende su decenni di casi di individui contaminati dall’aria nei cieli.
Gli aerofosfati, sostanze tossiche presenti nell’olio lubrificante, possono infiltrarsi nelle cabine a causa di guarnizioni danneggiate, scatenando sintomi che vanno dalla visione offuscata a convulsioni e, in casi estremi, alla morte. Sebbene il numero di casi segnalati da equipaggi di cabina e piloti sia significativo, la sindrome aerotossica non ha ancora ottenuto il riconoscimento ufficiale come malattia, ma sembra aver lasciato un segno indelebile su coloro che solcano i cieli per lavoro o per piacere.
Un dettagliato studio del 2017, condotto da eminenti scienziati, propone la classificazione della sindrome come malattia professionale, considerando il crescente numero di decessi e infermità permanenti tra i piloti. Tuttavia, l’industria aerea, in gran parte, rimane ancorata alla negazione, rifugiandosi in studi interni che proclamano l’integrità dell’aria nelle cabine pressurizzate.
Nonostante ciò, i cambiamenti si delineano all’orizzonte. EasyJet ha recentemente varato una sperimentazione innovativa, introducendo un sistema avanzato per filtrare l’aria e impedire il contatto con gli oli lubrificanti nocivi. Mentre questa mossa è stata interpretata come un tacito riconoscimento della sindrome aerotossica, le ammissioni dirette sono ancora evasive.
Il settore, notoriamente incline all’adozione di tecnologie all’avanguardia, sembra ora orientato ad investire nella sicurezza dell’aria in cabina. Se i test di EasyJet avranno successo, ciò potrebbe profetizzare un futuro in cui le principali compagnie aeree doteranno le proprie flotte di filtri all’avanguardia, promuovendo la qualità dell’aria come una priorità di primaria importanza.
Un passo che, oltre a migliorare la salute di equipaggi e passeggeri, potrebbe diventare una leva di marketing cruciale, suggerendo che finalmente il cielo diventa più sicuro e trasparente per tutti i viaggiatori del mondo.
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